Quel che si è snodato di settimana in settimana è un cantiere di inclusione, capace di ricomporre le mille fratture che frammentano le nostre comunità.
Venerdì abbiamo concluso con una festa, per le famiglie e i bambini, e con le istituzioni del nostro Municipio IX che ce l’ha affidato, il lungo centro estivo, che si è snodato per sei settimane dal 12 luglio a oggi. Quel che ci rimane al termine di questo percorso anche faticoso, sono gli occhi gonfi dei genitori, sono le parole dello staff degli educatori, consci di aver costruito nella cornice di un Centro estivo qualcosa di più grande e migliore.
Perché quel che si è snodato di settimana in settimana è ben più di un centro estivo: è un cantiere di inclusione, capace di ricomporre le mille fratture che frammentano le nostre comunità; un luogo in cui bambini e famiglie, soprattutto le più fragili toccate da povertà e disabilità, hanno sperimentato accoglienza e predilezione.
Ma mai un percorso separato, un canale riservato, una ridotta indiana in cui stare “medicate” nel proprio svantaggio, che l’inclusione è l’esatto opposto: è stare con altri, coappartenersi, sperimentare scambio e meticciato di cui per crescere sani hanno bisogno tutti i bambini, anche quel “Pierino del Dottore” di cui scriveva don Milani.
Si è predicato coi fatti e senza retorica tutto quel che come La Nuova Arca crediamo e speriamo, e ne è venuto fuori un ammaestramento potente per tutti, avente i bambini in cattedra, per loro natura meticci e includenti. I papà e le mamme, le educatrici e gli educatori hanno intimamente compreso, e se i padri costituenti avessero buttato un occhio su quel campo polveroso, bruciato e battuto per settimane dai piedi danzanti dei bambini in cui abbiamo riunito venerdì il nostro ultimo “cerchio”, avrebbero ammiccato tra loro contenti, che forse quell’articolo 3 della Costituzione non è poi rimasto tutto prosopopea e lettera morta.
Non sapete quant’è difficile resistere alla tentazione dell’esclusione, non arrendersi a quel realismo privo di scopi che è lì a suggerirti che no, forse quel bambino con disabilità è troppo impegnativo e non può essere accolto; che no, forse 10 bambini con fragilità sono troppi, e sinceramente chi ce lo fa fare; che magari il problema è poi anche per bambini “normali” e le loro famiglie, e chi le sente se i propri pargoli non vivono nel solito asettico, segregato ambiente sociale a cui in troppi li hanno abituati; che forse, se quel bambino ha più bisogno di assistenza, il costo lo possiamo addossare alla famiglia, e pazienza se oltre a impoverirsi scivola silenziosamente nella più bieca discriminazione economica e sociale.
È stato un privilegio raro condividere questi principi con le “Istituzioni”, in concreto col nostro Municipio IX, che più di tutti noi, quando assolvono alla propria missione, portano la responsabilità non tanto e non solo di erogare servizi pubblici purchessia, quanto di raccogliere bisogni frammentari, connetterli tra loro e restituire comunità coesa, lasciando che la “civiltà solidale” vi cresca in mezzo. Un mandato al Terzo Settore, non una delega!
Un ringraziamento di cuore va ad ognuna delle persone che hanno reso questa avventura possibile: a Marta S. e Isabella, presenze preziose, sempre vigili e attente; agli educatori, che hanno interiorizzato la nostra filosofia, l’hanno fatta propria e con passione, energia e creatività l’hanno trasmessa ai bambini; a tutta la comunità de La Nuova Arca, dal team agricoltura a quello amministrativo.
Ma lasciatemi dire che se abbiamo resistito sulla breccia, settimana dopo settimana, se il Centro estivo è stato questo geniale, gratificante, immensamente divertente cantiere di cittadinanza senza banchi né cattedre che tutti coloro che lo hanno frequentato da domani rimpiangeranno, ebbene lo dobbiamo soprattutto a Barbara, la nostra Barbara dettante regole e disciplina, ma anche la tenerissima Barbara che dispensava abbracci e carezze, con le mani e le braccia piene di graffi procurati dalle crisi di quei bimbi con più sofferenza interiore, e che di carezze ne beccavano di più. Grazie Barbara, fai tanto, fai l’essenziale, e quindi fai tutto.
Antonio Finazzi Agrò, presidente de La Nuova Arca